La XXXVIII edizione della Giornata internazionale di Eurovisioni, tenutasi nella suggestiva cornice di Palazzo Farnese a Roma, sede dell’Ambasciata di Francia, ha segnato un punto di svolta nella riflessione sul futuro del panorama audiovisivo europeo. Abbandonando le celebrazioni di rito, il dibattito si è concentrato sull’urgenza di affrontare minacce esistenziali: lo strapotere delle piattaforme digitali, l’ascesa impetuosa dell’intelligenza artificiale (IA) e un contesto geopolitico segnato da una vera e propria “guerra dell’informazione”. Attraverso quattro sessioni tematiche, regolatori, rappresentanti dell’industria e creatori hanno delineato una strategia di sopravvivenza e riconquista, basata su sovranità digitale, innovazione responsabile e unità europea.
I. Un Contesto di Assoluta Urgenza: L’Ora dei Predatori
Il tono dei lavori è stato immediatamente impostato dall’Ambasciatore di Francia in Italia, Martin Briens, che ha evocato “l’ora dei predatori”. L’Europa si trova stretta in una morsa tra pressioni geopolitiche provenienti da Est e una dominazione tecnologica proveniente da Ovest. Olivier Henrard (CNC) ha teorizzato la fine dell’innocenza transatlantica: gli interlocutori non sono più gli studios cinematografici che parlavano la stessa lingua, ma giganti della tecnologia per i quali la cultura è solo un asset tra i tanti.
Michel Boyon, presidente di Eurovisioni, ha posto i lavori sotto il segno della “vigilanza” di fronte a due sfide cruciali: il governo dell’IA e la lotta alla disinformazione, definita un veleno per la coesione sociale. Roberto Viola (DG CONNECT) nel “keynote” ha risposto con una visione strategica europea ambiziosa, articolata attorno all’AI Act, al Media Freedom Act (EMFA) e al futuro programma “Agora EU”.
II. L’Intelligenza Artificiale: Tra Rivoluzione Creativa e Minaccia Esistenziale
La prima sessione ha esplorato la doppia faccia dell’IA. Da un lato, essa è percepita come uno strumento potente di democratizzazione ed efficienza. Carlo Rodomonti (Rai Cinema) e il regista Francesco Frisari hanno dimostrato, attraverso il cortometraggio “The Prompt”, come l’IA possa ridurre i costi e aprire nuove possibilità narrative, pur rimanendo sotto il controllo umano. Il filosofo Mario De Caro ha persino avanzato l’idea che l’IA moderna dimostri una creatività paragonabile a quella della maggior parte degli artisti umani.
Tuttavia, sul piano economico e giuridico, prevale l’inquietudine. Viviana De Vincentis (SIAE) e Benoît Loutrel (Arcom) hanno lanciato l’allarme sul rischio di predazione delle opere protette per l’addestramento dei modelli di IA senza un’adeguata remunerazione. Il principio “Garbage in, Garbage out” minaccia la qualità culturale se i modelli vengono nutriti con dati mediocri. La battaglia legale è già iniziata, con giurisprudenze contraddittorie in Europa sulla nozione di copia da parte dell’IA.
Sul fronte dell’informazione, Christophe Tardieu (France Télévisions) e Matthias Pfeffer (Consiglio per lo spazio pubblico europeo) hanno denunciato l’assenza di responsabilità editoriale delle IA generative, potenziali vettori di disinformazione massiccia. Essi invocano una regolamentazione rigorosa per impedire il saccheggio dei contenuti e garantire l’accesso a un’informazione verificata.
III. Il Servizio Pubblico al Bivio: Adattarsi o Scomparire
La seconda sessione ha tracciato un quadro allarmante per i media di servizio pubblico, minacciati dall’obsolescenza presso le giovani generazioni che si informano massicciamente tramite i social network. Amma Asante (presidente del Commissariaat voor de Media, Paesi Bassi) ha quantificato questo distacco, sottolineando che l’80% dell’audience pubblica ha più di 50 anni.
Eric Schérer (ex presidente del gruppo news UER) ha messo in guardia contro la “perdita di controllo umano” sull’informazione e ha formulato cinque richieste alle piattaforme, tra cui lo stop al “furto” dei contenuti e la garanzia del sourcing. Karim Ibourki (CSA belga) ha puntato il dito contro il ruolo degli algoritmi come “nuovi editori responsabili”, che spesso favoriscono contenuti divisivi a scapito dell’informazione di qualità.
Di fronte all’asfissia finanziaria denunciata da Stéphane Bijoux (France TV), la risposta passa attraverso l’innovazione e l’alleanza. Sara Zanotelli (AICDC) ha mostrato l’interesse nell’integrare i creatori di contenuti digitali, come avvenuto durante il Festival di Sanremo. L’iniziativa “The European Perspective”, che permette la traduzione e la condivisione di notizie tra media pubblici europei tramite l’IA, è stata citata come un modello da seguire.
IV. La Battaglia per la Misurazione dell’Audience: Fine del Far West
La terza sessione ha affrontato un tema tecnico ma politicamente esplosivo: la misurazione dell’audience. Laura Aria (Agcom) ha ricordato che l’EMFA impone ormai principi di trasparenza e verificabilità per rompere la “scatola nera” delle metriche delle piattaforme.
Paolo Lugiato (Auditel) e Yannick Carriou (Médiamétrie) hanno difeso il modello dei “Joint Industry Committees” (JIC) come garanti di una misurazione imparziale (il “chilo di carote”), di fronte ai sistemi proprietari delle Big Tech. Diego Ciulli (YouTube) ha riconosciuto la necessità di una misurazione comune ma ha contestato l’imposizione tecnica dell’SDK (software installato sugli dispositivi), preferendo soluzioni “server-to-server”.
Carolina Lorenzon (MFE) ha denunciato l'”opacità armata” delle piattaforme e ha reclamato una vera “moneta” d’audience europea per garantire una concorrenza leale. L’obiettivo è ora arrivare a una “Total Audience” unificata e comparabile a livello europeo entro il 2026.
V. Verso una Sovranità Culturale Europea
La quarta sessione ha allargato il dibattito alla geopolitica. Di fronte al calo della frequentazione delle sale cinematografiche (-25% rispetto al 2019), l’urgenza è la modernizzazione e la difesa della diversità culturale. Lucia Recalde (Commissione Europea) ha presentato “Agora EU”, un programma ambizioso dotato di 3 miliardi di euro per sostenere non solo l’audiovisivo ma anche il giornalismo indipendente.
Enrico Vannucci (Eurimages) e Carlotta Calori (European Producers Club) hanno ricordato l’importanza del sostegno alla produzione indipendente per preservare la diversità delle voci di fronte all’uniformazione promossa degli algoritmi. Olivier Henrard (CNC) ha chiesto una revisione della direttiva SMA per aumentare le quote di produzione europea imposte alle piattaforme.
Conclusione: Dalla Legislazione all’Effettività
In sintesi, Eurovisioni 2025 ha sancito il passaggio da una fase legislativa intensa (DSA, DMA, EMFA, AI Act) a una fase critica di attuazione. Le conclusioni, portate da Benoît Loutrel, Florence Alibert, Giacomo Lasorella e Michel Boyon, insistono sull’imperativo dell’effettività delle norme.
L’Europa dispone degli strumenti giuridici, ma deve ora dimostrare la sua capacità di enforcement (applicazione). Le priorità sono chiare: regolare l’IA per proteggere la creazione, assicurare la sopravvivenza finanziaria e l’indipendenza dei media pubblici, garantire una misurazione dell’audience trasparente e mantenere un sostegno massiccio alla produzione culturale tramite programmi come Agora EU.
Il sentimento dominante è quello di una combattività lucida. L’asse franco-italiano appare come un motore essenziale di questa dinamica. Come ha riassunto Michel Boyon, l’Europa ha i mezzi per la sua “Speranza” se riuscirà ad agire collettivamente per imporre la sua sovranità digitale e culturale in questo nuovo mondo brutale.
